Chiesa del Carmine
Notizie storiche
Secolo:
ultimi decenni del XIII secolo
Data:
1262 (anno della fondazione)
Utilizzazioni
Attività (uso attuale):
Chiesa parrocchiale
Uso storico:
Chiesa (1262) e Convento (inizio XVI sec.) del Carmine. Il convento fu demolito nel 1870 per costruire la nuova strada di accesso all’Albergo dei Poveri.
Annotazioni
La chiesa di Sant’Agnese, che precedette la chiesa del Carmine (fondata nel 1262) esisteva già nel 1192 e sorgeva nell’area adiacente all’attuale via omonima (si possono ancora riconoscere una parte delle sue mura maestre e una colonna in mattoni all’interno dell’odierno palazzo sito in via Polleri n°4).
La chiesa di Sant’Agnese venne definitivamente chiusa nel 1798 e fu demolita pressoché interamente nel 1820 per ragioni urbanistiche (venne cancellata dal piano comunale di risanamento). Già nel 1797, il titolo e la parrocchialità (oltre che una serie di opere) passarono alla chiesa del Carmine, che acquisì l’attuale denominazione di chiesa di N. S. del Carmine e Sant’Agnese.
Quanto all’originaria chiesa del Carmine, essa fu edificata per iniziativa di un gruppo di religiosi dell’Ordine del Carmelo laddove in precedenza sorgeva una piccola cappella dedicata all’Annunciazione (le modifiche apportate nel corso dei secoli al complesso conventuale non permettono oggi di stabilire con certezza dove fosse collocata questa cappella). I Carmelitani giunsero a Genova probabilmente verso la metà del XIII secolo e officiarono l’antico edificio per alcuni anni. Il 26 maggio 1262 venne accordato ai frati il diritto di costruire un loro edificio di culto su un terreno pianeggiante in località Terriccio, ai piedi delle alture dell’Olivella e di Carbonara. Tuttavia, il fatto che la chiesa dovesse sorgere in un’area di giurisdizione dell’abbazia di San Siro, in cui officiavano i monaci benedettini, diede luogo a una lunga controversia tra questi ultimi e i religiosi carmelitani. Ciononostante, nel 1262, grazie all’intervento di mons. Filippo da Passano, vescovo di Brugnato, fu depositata la prima pietra della chiesa. La sua edificazione si protrasse a lungo, fino ai primi decenni del XIV secolo: in tutto quest’arco di tempo si susseguirono anche le concessioni di indulgenze da parte degli arcivescovi di Genova a coloro che contribuivano finanziariamente alla costruzione della chiesa.
All’inizio del XIV secolo risale l’edificazione del convento, mentre la chiesa, originariamente a una sola navata, fu ampliata nel corso del XV e XVI secolo. All’inizio del XV secolo, il complesso risultò assumere il suo aspetto caratteristico, articolato tra l’edificio di culto, il chiostro e il convento.
In particolare durante il XVI secolo, la chiesa subì profonde trasformazioni, tra le quali lo sfondamento della parete esterna della navata destra per l’apertura delle cappelle su questo lato e la costruzione degli altari marmorei. I numerosi altari, di cui si arricchì la chiesa in questo periodo, furono costruiti sotto il patronato di ricche famiglie della zona, tra cui i Pallavicino, i Di Persio, i Bracelli, i Lomellini, oppure per iniziativa di corporazioni come quella dei “caravana”, dei formaggiai (“caseariorum”) e degli insegnanti di grammatica. Fu, però, soprattutto la committenza dei carmelitani ad arricchire la chiesa e il monastero di opere figurative: tutto il repertorio iconografico dell’Ordine del Carmelo venne raffigurato nelle grandi tele conservate nella chiesa (le vicende legate ai profeti Elia, mitico fondatore dell’ordine, ed Eliseo; i santi dell’ordine o collegati alla sua storia, tra cui San Luigi di Francia, papa Onorio III, papa Giovanni XXII, Sant’Alberto, San Simone Stock, Sant’Anna, San Gioacchino e Santa Teresa d’Avila).
Nel 1478, i Carmelitani fondatori dovettero lasciare chiesa e convento, ma altri li sostituirono dopo soli otto mesi. Risale alla fine del XVIII secolo la soppressione dell’Ordine dei Carmelitani per ordine napoleonico.
La chiesa ebbe altre due consacrazioni, oltre a quella iniziale: una il 7 luglio 1637 da Mons. Angelo Mascardi, vescovo di Noli e un’altra il 29 giugno 1833 da Mons. Agostino De Mari, vescovo di Savona. La chiesa del Carmine venne chiusa nel 1797; appena due anni dopo, nel 1799, venne riaperta e aggregata alla Parrocchia di Sant’Agnese con la dignità di priorato.
Nell’Ottocento l’interno della chiesa fu oggetto di importanti modifiche. Nel 1851 – anno del sesto centenario dell’istituzione della festa di Nostra Signora del Carmine (1251) – furono dipinte le volte, stuccate e dipinte le colonne e venne rifatto in marmo il pavimento. Ulteriori restauri furono eseguiti verso la fine del XIX secolo e nei primi decenni del XX.
Descrizione
L’interno della chiesa, a dispetto dei ripetuti interventi, conserva un’impronta gotica, soprattutto grazie ai restauri “interpretativi” iniziati nel 1928 e poi ripresi tra il 1933 e il 1936: questi restauri furono eseguiti in particolare nella navata centrale, dove vennero evidenziate e scrostate le colonne originali e furono rimossi gli ornati ottocenteschi, uniformando tutti gli elementi della chiesa nella bicromia bianconera.
L’impianto della chiesa è a tre navate, con la navata centrale molto più elevata, illuminata da monofore e coperta da volte a crociera e forti costoloni. Le navate laterali presentano otto campate per lato.
La struttura dell’edificio è scandita da dodici colonne e due pilastri polistili. Il presbiterio è profondo e ha la stessa altezza della navata centrale; è chiuso da un’abside a pianta quadrata – unica di questo genere in tutta Genova – con rosone e da tre alte finestre con arco a tutto sesto.
La quadreria è molto ricca, anche perché finì per incorporare quella della vicina chiesa di Sant’Agnese. L’antico campanile venne sostituito da uno nuovo nel 1417 e, successivamente, restaurato e rialzato intorno alla metà del XVII secolo.
Opere Notevoli
- Sulla parete di fondo: Le anime del Purgatorio liberate per intercessione della Vergine del Carmine di Giovanni Battista Carlone; ai lati: San Simone Stock e la Vergine di Pietro Paolo Raggi (1546-1724) e i Santi Carmelitani di Giovanni Raffaele Badaracco (1648-1726). Si tratta di tre opere d’arte legate in un disegno di esaltazione della Vergine in rapporto con l’Ordine del Carmelo.
- Ai lati dell’ingresso principale: Il giudizio finale di Aurelio Lomi (1556-1622) e La vestizione del beato Nuno Álvares Pereira di Domenico Cresti detto il Passignano (1558-1636).
- Nel vano d’accesso alla porta sul lato meridionale: La Circoncisione di Giovanni Battista Carlone (1584-1677) e una Pentecoste attribuita a Gioacchino Assereto (1600-1649).
- Navata destra:
1. Prima cappella: Dio Padre a bassorilievo nella volta del XVI sec. con chiave in ardesia; sull’altare del XVIII sec. in marmi policromi, La Vergine che intercede per le anime del Purgatorio di Giovan Andrea De Ferrari (1598-1669), tela proveniente dalla chiesa di Sant’Agnese. Sulle pareti: La Vergine con il Bambino compare a San Simone Stock di Pietro Paolo Raggi (1546-1724) e La Vergine e i Santi carmelitani di Raffaele Badaracco (1648-1726).
2. Seconda cappella: sulle pareti laterali: San Luigi conduce i Carmelitani di Giovanni Battista Carlone (1584-1677) e La Vergine che annuncia a papa Giovanni XXII l’indulgenza sabbatina di Giovan Andrea Carlone (1639-1697); l’altare della seconda cappella, anch’esso in marmi misti, fu dedicato nel 1818 alla Vergine del Rosario.
3. Terza cappella: La Visitazione e L’Annunziata di Giovanni Battista Resoaggi (1662-1732), in origine nella chiesa di Sant’Agnese.
4. Quarta cappella: sulle pareti laterali, La cena in Emmaus di Giovanni Battista Carlone e L’Estasi di Santa Teresa di Pietro Paolo Raggi; sopra l’altare con intarsi in marmi misti del XVI-XVII sec., La morte di San Girolamo di Pietro Sorri (1556-1621).
5. Cappella di testa: è dedicata alla Madonna del Carmine; ai lati, Purificazione e Adorazione dei Magi di Giovanni Battista Resoaggi.
- Presbiterio: è segnato da un altare conventuale del XVII secolo, con intarsi in marmi policromi e sculture collocate a chiusura del coro dei monaci; sulle porte di accesso al coro, due statue raffiguranti i santi Alberto ed Eliseo.
- Navata sinistra (al momento, prevalentemente in restauro):
1. Prima cappella: San Giovanni Battista, San Nicolò e San Benedetto di Simone Balli del 1616; due dipinti ad olio con soggetti legati al profeta Eliseo, primo discepolo di Elia e primo membro dell’Ordine secondo l’agiografia carmelitana: Eliseo che purifica l’acqua di Gerico di Giovan Battista ed Eliseo che moltiplica l’olio alla vedova di Giovan Andrea Carlone.
2. Seconda cappella: la Natività di Giovanni Battista Paggi, San Francesco da Paola di Bernardo Castello e la Visitazione, di tarda imitazione cambiesca.
3. Terza cappella: sull’altare in marmo bianco, tela raffigurante la Sacra Famiglia con Sant’Anna e San Gioacchino di Giovanni Battista Resoaggi; sulle pareti laterali, un Sant’Alberto carmelitano che salva i compagni, opera attribuita a Giovanni Battista Merano (1632-1698), ed Elia che confonde i sacerdoti di Baal di Giovan Andrea Carlone.
4. Quarta cappella: fra le tele qui conservate, una Assunzione della Vergine di Giovanni Battista Paggi del 1596; Raffaele con Tobiolo (sec. XVIII); il Beato Franco Lippi da Siena (sec. XVIII).
5. Quinta cappella: dedicata a San Francesco; sull’altare, tela raffigurante Santa Teresa che riceve da Maria un monile di Castellino Castello (1578-1649); sulle pareti laterali, Sant’Agnese che rifiuta le nozze principesche, opera iniziata da Giovanni David e terminata da Carlo Alberto Baratta, e una Presentazione della Vergine al tempio attribuita alla scuola pittorica di Luca Cambiaso.
6. Sesta cappella: l’altare è dedicato al Crocifisso della Confraternita dei “Caravana”; sulla sfondo, tela raffigurante La Vergine e San Giovanni Battista di Raffaele Badaracco; Crocifisso ligneo (1842) di Paolo Olivari.
7. Cappella di testa (che raccoglie opere provenienti dalla chiesa di Sant’Agnese): sull’altare del sec. XVIII, il gruppo raffigurante la Gloria di Sant’Agnese di Nicolò Traverso (1790); a destra, la Tentazione di Sant’Agnese di Giovanni David (1743-1780) e Carlo Alberto Baratta (1754-1780), che terminò l’opera dopo la morte del primo; sul lato sinistro, la Vergine e le anime del Purgatorio di Giovanni Battista Carlone.
- Navata centrale: pulpito in marmi policromi che reca all’interno una lapide datata 1647.
Note
- Il Priore di N.S. del Carmine ha il titolo di Abate; lo ereditò nel 1876 dalla chiesa e monastero di S. Bernardo quando la chiesa divenne possesso dell’Opera Pia Negrone Durazzo. Il titolo era stato concesso da papa Gregorio XIII nel 1584, su richiesta del proprietario, Bartolomeo Lomellini.
- Nel 2009, nella chiesa del Carmine, è stato scoperto un affresco del Duecento, il cui autore sarebbe Manfredino d’Alberto (detto anche Manfredino da Pistoia, seconda metà del sec. XIII), considerato come uno dei collaboratori di Cimabue nella decorazione pittorica del transetto della Basilica superiore di Assisi. L'artista avrebbe dipinto il ciclo di affreschi del presbiterio del Carmine tra gli anni 1292 e 1293. Su Il Cittadino, pubblicazione della diocesi di Genova, il parroco, abate Davide Bernini, ha commentato così la scoperta: “Il nostro scopo non è solo quello di valorizzare uno spazio museale, ma innanzitutto, di ripristinare un luogo di culto che comunica anche la fede dei nostri padri”.
Bibliografia
Arcidiocesi di Genova – Vicariati e parrocchie – N.S. del Carmine e S. Agnese. In http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203&parrocchia=68 (consultato il 3 gennaio 2010).
AA.VV. 1998. Grande regesto delle chiese italiane. La città di Genova. Genova, De Ferrari & De Vega.
Avena, Agnese 2009. “Quel tesoro nascosto a Genova nell’antica Chiesa del Carmine”. Rivista della Fondazione Carige (anno 1° n°1 – 2009). Testo completo in http://www.fondazionecarige.it/portal/page/categoryItem?contentId=701438 (consultato il 3 gennaio 2010).
Pazzini Paglieri Nadia / Paglieri Rinangelo 1990. Chiese in Liguria. Genova, Sagep Editrice. “Scoperti affreschi del XIII sec. nella chiesa del Carmine”. Il Cittadino (21/05/09). Testo completo in http://www.ilcittadino.ge.it/portal/page/categoryItem?contentId=700787 (consultato il 4 gennaio 2010).